La famiglia Francone mantenne il feudo per molti anni sinché Paolo Francone lo vendette nel 1611 a Marco Antonio De Santis, il cui figlio Geronimo vendette la Baronia a Carlo Imperiali III, marchese di Oria e Francavilla con atto del 1641.
Ultimo barone fu Domenico Imperiali, nipote di Carlo, che comprò il titolo di Marchese sopra la terra di Latiano sino alla meta del '600 iniziando così la storia del Marchesato di Latiano.
Rare e incerte sono le notizie che si riferiscono ai secoli in cui la nostra città fu governata dai Baroni; è documentata l'esistenza del Castello nell'anno 1577 e quella della Torre medioevale ( detta el Solise) nell'anno 1528. Queste due costruzioni sorsero su preesistenti strutture medioevali. II Castello presenta, ai nostri giorni, il suo aspetto cinquecentesco solo dal lato di via Attilio Spinelli, dove si possono osservare due torri quadrate unite in segmento da un unico corpo di fabbrica.La Torre del Solise riporta sulle finestre delle iscrizioni che rappresentano delle massime morali.
Ai primi secoli della Baronia dei Francone risalgono il convento dei Padri Domenicani, la chiesa Madre, la chiesa di Sant'Antonio, la chiesa dell'Immacolata, che fu la cappella gentilizia dei Marchesi Imperiali.
Gli anni del marchesato vanno ricordati solo per la figura dei Marchesi Imperiali che furono uomini di raffinata cultura e che seppero abbellire il paese di nuove costruzioni e restaurare quelle gia esistenti. Con gusto decisamente barocco furono trasformati il Castello, la chiesa matrice, la chiesa di Sant'Antonio, mentre fu costruita la chiesa del Santissimo Crocifisso.
Soppressa la feudalità nel 1806 da Napoleone, Latiano seguì le vicende del Regno di Napoli, con il sorgere anche in queste zone del fenomeno del brigantaggio.
L'atmosfera generale di paura, il disordine, i gravi danni economici causati dalle continue scorrerie dei briganti fecero partecipare Latiano ai moti liberali e alla nascita della Carboneria. Anche a Latiano fu attiva una vendita: II freno dell'ambizione che ebbe tra i suoi affiliati Piacentino D'Electis, Vincenzo De Nitto, De Virgilis.
Non si ricordano tuttavia fatti di particolare rilievo legati ai contrasti tra liberali e Borboni. Durante i moti liberali, si distinse tra tutti il dottor Ernesto Ribezzi che partecipo attivamente ai moti del 1848. Studente universitario a Napoli, fu sempre in prima linea nella lotta contro l'oppressore.
Secondo quanto riporta lo storico Vittorio Pepe nei moti del '48, Ernesto Ribezzi, durante una memorabile sommossa popolare a Napoli, salvò la vita al generale Gabriele Pepe.